La Comunicazione Pubblica: “...la violenza alle donne riguarda anche te”.


di Antonella Algieri Volontaria in Servizio Civile

La comunicazione viene intesa come un’azione, un processo sociale e dialogico; è un processo tramite il quale i partecipanti creano e condividono informazioni, e utilizzano dei codici comuni. Ovviamente, la comunicazione non è solo quella che passa attraverso il linguaggio verbale, ma anche quella veicolata attraverso i gesti, la mimica facciale, la postura del corpo e il silenzio. La comunicazione sociale, in particolare, è un tipo di comunicazione delle istituzioni pubbliche, ma oltre alle istituzioni pubbliche come emittenti della comunicazione sociale troviamo anche le Pubbliche Amministrazioni e le Associazioni Non Profit. I protagonisti della Comunicazione sociale sono: l’emittente, il destinatario e il beneficiario, che si muovono in modo differente sul flusso comunicativo a seconda che si tratti di campagne di sensibilizzazione o di campagne di educazione. Ad esempio, analizzando la campagna del numero telefonico unico, 1522 “antiviolenza donna”, quello che balza agli occhi è che si tratta di un linguaggio giocato sull’ambivalenza: una donna, vista di spalle, e anche nude, con un braccio corazzato. Ed è proprio a questa immagine che, secondo me, si lega la frase “Oggi, il sesso debole è più forte”. Infatti, l’armatura è tipicamente maschile rispetto al corpo nudo che, invece, fino a qualche decennio fa era tipicamente femminile. Dunque, il messaggio che esprime questa campagna del Ministero delle Pari Opportunità è, proprio, quello di trovare la forza e il coraggio di denunciare la violenza che una donna ha subito o la conoscenza che si ha sulla violenza subita da altre donne: si tratta, comunque, di una campagna sociale sia di sensibilizzazione, nel senso che la violenza alle donne riguarda tutto il genere umano e non solo le donne o chi la subisce, sia di educazione, dove destinatario e beneficiario della comunicazione quasi si sovrappongono. Un’altra campagna di sensibilizzazione così afferma: “Se una donna subisce violenza: non deve più nascondersi, non deve più avere paura, non può più essere sola. La violenza alle donne riguarda anche te”. Questa campagna sociale vuole sensibilizzare uomini e donne riguardo al tema della violenza alle donne: un tema che sembra, ormai, essere diventato un allarme nella società in cui viviamo o forse, più semplicemente, è diventato più visibile perché le donne hanno trovato la forza di ribellarsi. Comunque, anche, dai dati contenuti in un rapporto dell’ONU sulla violenza di genere emerge che una donna su tre è vittima di un mondo maschilista e violento; inoltre, la violenza contro le donne non è circoscritta ad una specifica cultura, regione o Paese, o a particolari gruppi di donne all’interno della società: è ovunque! Recentemente, all’Università della Calabria, la docente Giovanna Vingelli, del Dipartimento di Sociologia, nel corso di un convegno in preparazione della manifestazione nazionale contro la violenza alle donne del 24 novembre 2007, ha presentato i dati emersi da un’indagine condotta su un campione di 210 studentesse, iscritte alla Facoltà di Economia e Farmacia, riguardo all’aver subito molestie sessuali o non. Il risultato dell’indagine ha confermato la tendenza nazionale: infatti, il 13% delle studentesse dichiara di aver subito molestie sessuali, e nella maggior parte dei casi gli autori della violenza sono conoscenti o ex fidanzati. L’unico dato incoraggiante che emerge dall’indagine è che l’85% delle ragazze sarebbe pronta a denunciare la violenza subita. Le campagne di sensibilizzazione, ritengo, siano importanti perché aiutano le donne, appunto, ad avere la consapevolezza di non essere sole a dover affrontare il peso di questa drammatica situazione. Solo che, è necessario trovare la forza di denunciare questi casi, di aprire la “finestra”: non bisogna avere paura e non ha senso nascondersi, perché penso che reagire ed affrontare la violenza è un modo per contribuire al raggiungimento della parità tra i sessi, ponendo fine, così, ad una condizione di minorità e di sottomissione. Ma la strada è ancora lunga da percorrere. Oggi si parla tanto di emancipazione, di globalizzazione, però la violenza sulle donne esiste ed è anche in aumento: ciò significa che esistono ancora dei retaggi culturali che condizionano coloro che praticano violenza. Le campagne di sensibilizzazione, dunque, devono essere utili ad innescare un cambiamento culturale, un cambiamento di comportamento da parte dei cittadini che devono imparare a rispettare le differenze. Esistono, anche, delle linee-guida per la valorizzazione dell’identità di genere e dell’immagine femminile nella comunicazione istituzionale, proposte alle pubbliche amministrazioni: non tutelano le donne, in quanto fascia debole della società, ma riconsiderano la loro identità e i contributi apportati con il lavoro. I progetti di comunicazione istituzionale concorrono a superare gli stereotipi legati alle donne; a dare visibilità al contributo di uomini e donne nella società; a far ricorso ad un linguaggio inclusivo dei due generi; a stimolare il contributo e la partecipazione di donne professioniste al progetto di comunicazione. Le donne spesso sono indifese, fragili, in balia della cattiveria degli uomini che sfocia in violenza: “Donne picchiate, donne violentate, donne che non hanno più lacrime, schiaffi, percosse, lividi, tanta paura e ferite sull’anima……..nessuno se ne frega!”. Oggi, essere donna violentata significa: “libro di vita da bruciare……dimenticare”.

Pubblicata il 2/1/2008
Commenti